Da un breve saggio su diverse tipologie di organizzazione d'impresa tratte dal numero 3 di Nova Review, inserto bimestrale del Sole 24 ore.
Vorrei partire da un articolo presente all'interno di questa sezione per poter spiegare un possibile ruolo che potremmo ricoprire nel prossimo futuro, terminata la carriera universitaria. Anzi, se vogliamo, "il ruolo" per cui il nostro corso è venuto a crearsi, il ruolo che rappresenta la realizzazione al massimo livello di ciò per cui ci stiamo preparando in questi anni. Sinceramente ho sempre pensato che la cosiddetta formula "contaminazione tra campi umanistici e scientifici” potesse avere successo. Man mano che acquisisco informazione, e per essere più pratici, da quando leggo Nova 24, comprendo sempre di più il valore concreto dell'ambito lavorativo in cui ci dovremo inserire, senza dovermi basare su inutili idealizzazioni.
Un punto debole del nostro corso, che ci rende dubbiosi circa la sua effettiva utilità, è stata la scarsità di informazione. Proprio ora mi accorgo che questo tipo di informazione non era materialmente reperibile in quanto costituisce la visione di imprese del futuro. Mi accorgo che le imprese che si occupano di progetti ad hoc, ovvero di organizzazioni capaci allo stesso tempo di catalizzare idee e proposte, nonostante siano fortemente decentrate, possano acquisire un ruolo di primo piano unicamente nello scenario che sta venendo a crearsi. Uno scenario in cui gli utenti divengono sempre più protagonisti con le proprie idee e con i propri prodotti; compito di creativi e imprese è dar loro prodotti che siano espressione di semplicità e innovazione. Si ha di fronte un utente che è sempre più esigente e che in molte zone d'Europa, in particolare in quella scandinava grazie a quelli che vengono definiti living labs, partecipa addirittura alle prime fasi di progettazione.
Questa forma di organizzazione, che racchiude questa nuova forma di produzione a misura di utente, è detta adhocrazia. In effetti non è la definizione propria del concetto; è una mia libera interpretazione. Una definizione più tecnica e più accurata ci viene data da Toffler: " L'adhocrazia è una organizzazione con una scarsa formalizzazione del comportamento; un'elevata specializzazione orizzontale delle mansioni; la tendenza a raggruppare gli specialisti in piccoli gruppi di progetto fondati sul mercato; il ricorso ai meccanismi di collegamento per favorire il reciproco adattamento e coordinamento all'interno dei gruppi e tra i gruppi. Inoltre l'adhocrazia prevede un decentramento selettivo ed una struttura con differenti sezioni che sono collocati in vari punti dell'organizzazione e che implicano combinazioni diverse di manager di line, di staff e di esperti appartenenti al nucleo operativo".
Ma chi sono questi nuovi manager e in che cosa consiste il loro lavoro? A questo proposito vorrei
riprendere un ulteriore passo di questo articolo : "La necessità di manager di line che esercitino una stretta supervisione diretta sui membri del nucleo operativo è scarsa; piuttosto, i manager diventano membri effettivi dei gruppi di progetto con la responsabilità specifica di realizzare il coordinamento. Essi agiscono in questo ruolo più come colleghi che come capi, servendosi più della loro competenza e delle capacità interpersonali che della loro posizione formale".
A dir la verità sembra tutto molto astratto. Ma senza prenderci in giro, quale ruolo dirigenziale non sembra astratto finché non si partecipa direttamente? Molte volte sento dire che ingegneria gestionale rappresenta la nostra salvezza. Iscriverci alla specialistica di quel campo vorrebbe dire espiare i nostri peccati ed essere ancora in tempo per la benedizione divina. Tutto ciò significherebbe che qualsiasi laureato della quarta facoltà avrà di per certo grandi prospettive lavorative, ma io sono sempre dell'idea che da qualsiasi corso di studio uno provenga, se ci sa fare, è un potenziale investimento per qualsiasi azienda. Anche un laureato in ingegneria gestionale, se è un incapace, verrà a preso a calci sul deretano (a meno che non sia un raccomandato naturalmente).
L'unica cosa che si possa fare è provare migliorare in modo costante; assimilare qualcosa da qualsiasi esperienza di ogni giorno, che siano le lezioni universitarie, la lettura di un buon libro, lo scambio di opinioni.
Quello che diverremo in un prossimo futuro sarà il frutto di tutto ciò che avremo seminato, in cui la carriera universitaria occuperà semplicemente una parte di un tutto. Per questi motivi credo che volontà, lavoro ed entusiasmo rappresentino gli ingredienti fondamentali per la ricetta del nostro successo.
5 commenti:
Ma cosa gli vuoi dire a uno cosi?!
Nero... eh, boh, cioè, grazie di esistere. Un post cosi volevo scriverlo io dopo aver letto quell'abominio di discussione su communico. Ma la tua saggezza, come sempre del resto, si è dimostrata superiore.
Oi, achei teu blog pelo google tá bem interessante gostei desse post. Quando der dá uma passada pelo meu blog, é sobre camisetas personalizadas, mostra passo a passo como criar uma camiseta personalizada bem maneira. Até mais.
Oddio!
E'Marce.li!
A Rodrì, guarda der tuo blog nce ne fotte ncazzo...
Rodrigo non ho capito molto di quello che hai scritto, a parte l'invito a visitare il tuo blog.
Mi scuso per l'ignoranza.
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