martedì 7 ottobre 2008

Geometria

Immaginiamo di essere di fronte a due piani inclinati. E immaginiamo che i due piani, in un dato istante di tempo e per motivi che non ci è dato conoscere, convergano in modo tale che un singolo spigolo appartenente ad uno di essi si appoggi perfettamente al corrispettivo spigolo del secondo piano. In questo modo viene a crearsi una figura, la quale presenta caratteri che indurrebbero l'osservatore a percepire una perfetta unicità, senza che alcun elemento faccia supporre l'effettiva modularità di tale figura (poiché, come anticipato poc'anzi, il nuovo modello nasce dalla singolare posizione assunta dai due piani). Ammettendo inoltre per ipotesi che i due piani convergano nelle rispettive posizioni con le medesime inclinazioni angolari, la suddetta figura assume un ulteriore carattere tutt'altro che trascurabile: un perfetto, ancorché singolare, equilibrio.

Poniamo il caso, però, che in un dato istante di tempo uno dei due piani, per motivi apparentemente incomprensibili e inaspettati, inizi ad allontanarsi progressivamente dalla propria posizione di equilibrio (che ricordiamo si realizza grazie alla presenza all'interno del sistema di entrambi i piani in quella data posizione), compiendo uno spostamento angolare che determina, oltre all'allontanamento dal piano adiacente, anche la progressiva caduta di quest'ultimo il quale, essendo esso stesso avulso dalle variabili stocastiche che hanno determinato lo spostamento angolare del suddetto piano, non è in grado di effettuare simmetricamente il medesimo movimento.

Dopo tale premessa geometrica, che coinvolge problematiche al di fuori dello spazio tridimensionale, la questione risulta essere la seguente: quali parametri del piano numero due, quello in caduta libera per intenderci, sarebbe opportuno modificare perché esso ritrovi la propria posizione di equilibrio, ricordando la sua immunità relativa alle dinamiche stocastiche che coinvolgono il piano numero uno?

3 commenti:

1Co ha detto...

Non sa quello che si perde, quel piano...

Fede ha detto...

Sarebbe bello pensare che il piano in caduta libera possa in qualche modo trovare una posizione di equilibrio senza un altro piano sottostante...ma forse questo non è possibile...
Io comunque fin dall'inizio ho espresso il parere che quei due piani non fossero perfettamente allineati, cioè che l'equilibrio non fosse perfetto. Però era così bello reggersi in quell'instabilità che il rischio valeva la candela...

Il nero ha detto...

Forse è semplicemente necessario introdurre la variabile del tempo. Col trascorrere degli istanti di tempo, il piano numero due riuscirà a trovare il proprio equlibro, magari attraverso le stesse forze che hanno agito sul piano numero uno.

Mettendomi sul piano dell'osservatore, potrei anch'io supporre che ci fosse una disparità di allineamento. Ma utilizzando come punto di vista il sistema stesso, è possibile affermare con buona approssimazione che l'equilibrio si era realizzato.

Semplicemente non era rapportabile a un tempo infinito. E ricordando che ogni sistema è costituito da più componenti diverse (talvolta perfettamente integrabili tra loro), è possibile che su ognuna di esse agisca un insieme di variabili differenti.

Non c'è da biasimare nessuno, solo da imparare.