Io e lei, in quel periodo, dormivamo tutte le notti in quella piccola soffitta. Ricordo che era così bassa che, non appena alzatomi, dovevo ritrovare in fretta una certa lucidità, poiché altrimenti ci avrebbe pensato il tetto stesso, che mai arretrava malgrado i colpi che non gli facevo mancare.
I primi giorni dormivo poco. Non era certo colpa del letto a due piazze che avevamo abbozzato accorpando alla buona due vecchi materassi, era a causa dell'ansia: avevo paura che lei potesse non dormire tranquilla, che rimanesse agitata a causa di quella situazione un po' diversa dal solito. Mi sentivo responsabile della sua serenità. Fortunatamente, a parte un lieve turbamento che la coglieva non appena si sdraiava, dormiva sonni tranquilli. Così, in una di quelle notti che trascorrevo senza prender sonno, a ridosso dell'ora in cui il sole, come direbbe De André, si accingeva a violentare quell'oscurità, notai una cosa particolare: la piccola finestrella sopra di noi, posizionata direttamente sul soffitto, illuminava il corpo di lei di un'irreale luce blu. Era strano. Perché quella polvere di aurora si depositava invero su tutta la stanza, ma soltanto quando incontrava la sua pelle assumeva quella sfumatura, quella consistenza. Ed era come se quella luce incantata fosse viva, vibrasse, si agitasse: era come se il cielo, al momento del suo risveglio, si specchiasse in lei.
Quella luce blu non l'ho mai più vista. Ma ringrazio Dio?, il fato?, la fortuna?, per avermi smosso da una mera contemplazione, donandomi il coraggio di stringere a me quell'angelo, di sentirne il profumo e, infine, di svegliarlo con un bacio.
3 commenti:
"era come se il cielo, al momento del suo risveglio, si specchiasse in lei".
grande nero :)
Sempre bello leggere cose così...
il post seguente l'ho tolto perchè mi irritava aprire il blog e vedere ogni volta quella faccia di minchia.
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