Nella notte in cui il cielo sembrava essere più triste, poiché s'inondava di lacrime stellate, egli era lì su quella spiaggia muto e solo. Con gli occhi lucidi rivolti verso l'alto attendeva un segno, una risposta. Quei piccoli fuochi nel mentre continuavano a gocciolare: si generavano all'improvviso esplodendo in una parte di cielo, per poi diradarsi di lì a poco, percorrendo un'esistenza breve e intensa.
Non era ciò che cercava. Non era alla ricerca di un modo per esprimere i propri desideri, ma bramava il desiderio stesso. Voleva un sogno tutto per sé da accudire, da accarezzare, da realizzare e da poter vivere.
A dire il vero una specie di sogno lo aveva in mente, ma esso continuava a straziarlo. E non appena la luce di una di quelle stelle divenne più intensa fu costretto a chiudere gli occhi, e l'umidità che oramai da qualche minuto ingombrava la sua vista, si fece acqua e cominciò a piangere. In quel momento era come se tra i due, lui e il cielo, venisse a crearsi una sorta di armonia, pareva quasi potessero comprendersi l'un l'altro. Ed oggi non sappiamo se egli avesse davvero compreso quali fossero i sentimenti del cielo, ma quest'ultimo, di certo, ascoltò i suoi.
Quando riaprì gli occhi ancora gocciolanti di lacrime lo prese di colpo una fitta alla gola, tanto era lo spavento che lo sconvolse in quell'attimo. Una figura umana era comparsa di fronte a lui. Restava sospesa sfiorando le onde, aveva un colorito pallido che rifletteva la luce della luna, ma il suo corpo non proiettava alcuna ombra né sulla terra né sull'acqua. Indossava una specie di lungo lenzuolo che, malgrado la spuma marina, non si scomponeva, rimanendo asciutto e intatto. Nonostante la pelle cerea poi, le linee del suo corpo erano sinuose e ben proporzionate: pareva vecchio e giovane allo stesso tempo.
L'immobilità assoluta contraddistingueva la sua presenza, aveva il capo chino cosicché il suo volto rimaneva immerso nell’oscurità ed era impossibile distinguerne i lineamenti. Egli intanto, benché spaventato a morte, scorgeva in quello spettro qualcosa di familiare. Dopo qualche minuto di cosmico silenzio, in cui persino il mondo stesso pareva essersi ammutolito, esso prese infine la parola e disse:
"Lo desideri davvero?".
"Che cosa?", gli rispose.
Fu ancora silenzio, ma poi comprese e continuò:
"Sì, mi va bene così".
Una strana energia rossastra avvolse quella figura eterea che parlò con maggior fervore:
"La felicità, la cui ricerca è il fine ultimo di ogni uomo, va scoperta e custodita ogni giorno, anche ricominciando dalla proprie ceneri. Non lo credi anche tu?".
Egli abbassò lo sguardo e non rispose.
"È sia", disse lo spettro.
Questi alzò finalmente il capo ed egli riconobbe se stesso in un volto di morte. Da quel viso improvvisamente sorsero delle fiamme che si spansero nell'aria come in un vortice. Egli chiuse gli occhi per proteggersi da quella luce accecante, ma quando li riaprì la direzione del suo sguardo era cambiata: vide se stesso riverso sulla spiaggia privo di sensi. In un attimo capì cos'era accaduto e percepì il suo volto infiammarsi di un calore immenso, mentre la sua vista cominciò ad annebbiarsi a causa di quelle lacrime di fuoco. Provò a chiudere gli occhi ancora un'ultima volta per non rimanere abbagliato da quella luce di cui era egli stesso la fonte, ma quando tentò di riaprirli non vi riuscì più, poiché in un attimo si fece cenere, che si abbandonò al mare.
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