L'altra sera mi è capitato di seguire un programma di Rai 3, W l'Italia, che si occupa dei problemi
attuali del nostro paese. Lo fa con un format particolare in cui non vi è un vero proprio studio
televisivo; quest'ultimo viene allestito nelle piazze, nelle strade o comunque in spazi aperti,
attraverso maxi-schermi, per far si che le persone si ritrovino e condividano assieme i problemi del nostro paese. Trovo sia curioso vedere come le partite della nazionale trascinino sciami di persone per le strade e nelle piazze; e in quei momenti le persone si stringono attorno alla squadra, assaporando col cuore ciò che accade durante la partita. Tutt'altra cosa accade infatti, nel momento in cui si parla dei problemi che ad esempio riguardano il sud, così come avveniva nella puntata di cui vi voglio parlare.
All'interno di quest'ultima veniva allestito un piccolo studio televisivo di fronte al tribunale di
Locri; se tribunale si può chiamare. L'edificio risulta infatti di difficile riconoscimento, sicuramente a causa delle cattive condizioni in cui si trova, ma soprattutto perchè semplicemente non esiste alcuna insegna che lo identifichi. Ed entrando nell'edifico le cose non migliorano di certo: quintali di pratiche e carte tenute in disordine trasportabili in archivio grazie a un "futuristico carrello da magazzino". Archivio che risulta inagibile perchè secondo l'Asl non rispetta le norme di igiene. Sono notizie che fanno sorridere, eppure è la triste realtà. Credo che sia importante ricordare un piccolo aneddoto insignificante; la piazza,durante lo svolgersi della diretta, eracompletamente vuota a parte una ventina di persone. Considerando che la città ha una popolazione di 12.997 persone (dati Istat 2001), voi capite che in proporzione non vi è stata una partecipazione così attiva. Però, è una cosa comprensibile che le persone abbandonate a loro stesse dallo stato e dalle istituzioni abbiano paura. Perchè anche schierandosi dalla parte della legalità cosa accadrebbe? Beh credo che tutti noi conosciamo la risposta. Mi ha colpito e toccato profondamente un'intervista fatta al procuratore del dda di Reggio Calabria Grattieri. Un uomo che da sempre combatte la mafia a viso aperto, senza mai chinare il capo. E mi ha colpito in particolar modo una domanda di Iacona (il giornalista che conduceva l'intervista) a Grattieri. Quest'ultimo infatti descriveva il contesto difficile in cui deve agire la giustizia in Calabria; egli sottolineava come, perfino nel Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, mancassero il toner e la carta per le stampanti, i procuratori tante volte dovevano anticipare i soldi per la benzina delle auto e quest'ultime, per la maggior parte, avessero più di 200 mila chilometri. A questo punto Iacona rivolge la propria attenzione e quella del procuratore su 2 automobili della polizia ( Alfa Romeo 159), parcheggiate nei pressi dell'entrata del Tribunale. Grattieri afferma con sdegno che quelle automobili erano state posizionate lì perchè si sapeva dell'arrivo delle telecamere e successivamente afferma che, auto di quel genere, in particolar modo a Locri, non si sono mai viste.
Questa puntata mi ha molto colpito. Forse perchè a quei luoghi mi sento vicino, perchè li vedo ogni estate, perchè sono i luoghi in cui mio padre è cresciuto. Mi viene da pensare che poche persone, guardando il programma, abbiano provato sensazioni di sdegno e rabbia per quei fatti, così come li ho provati io; questo perchè non si sentono vicine a quei problemi, pensano che facciano parte di un mondo lontano 1000 anni luce. E questa stessa cosa pensava la famiglia Congiusta, che ha perso il proprio figlio in un delitto di mafia. Questo si evinceva dalle parole della sorella; persino lei e i suoi famigliari che abitano immersi in quei luoghi, pensavano di essere al sicuro. Figuriamoci allora come la vivono piemontesi, lombardi, veneti.
Il problema credo si risolva proprio qui. Finché non sentiremo le cose vicino a noi, finché non ci
sentiremo cittadini del mondo, finché non andremo oltre il metro quadrato che ci circonda, allora non saremo mai uniti e non potremo cambiare proprio nulla. Pensiamoci.
2 commenti:
Seguo spesso con interesse questo programma e l'autore è un animale raro nel giornalismo di oggi! Ti posso assicurare che ogni qual volta vedo reportage che denunciano l'assenza dello stato, ingiustizie, politici corrotti e mafiosi anche dalla Lombardia arrivano sentimenti di sdegno e di rabbia. Almeno per me è così. Il problema è che poi arriva un sentimento di impotenza, la sensazione di contare poco e niente. E una volta spento il televisore sembra spengersi anche la rabbia.
Ecco è forse questo il problema di questi importanti reportage, ormai non basta più raccontare, non è più sufficiente: bisognerebbe trovare un modo per poter agire e far diventare il telespettatore pubblico attivo. Si dovrebbe far si che lo sdegno e la rabbia risvegliati nel pubblico non vengano buttati via il giorno dopo. Ma come?
Caro Benza parole sante. Il problema è che programmi come questo se ne vedono pochi in tv. Cosa si può fare secondo me? Sensibilizzare le nuove generazioni, portare questi fatti nelle scuole, in modo che i ragazzi possano prenderne coscienza, creandosi un proprio giudizio critico. L'unico modo è cercare di risanare una mentalità che è marcia in partenza, insita nelle persone. Fare in modo che la classe dirigente del futuro spazzi via tutta questa merda, in modo che il nostro senso di impotenza divenga finalmente ingiustificato, sapendo che in alto ci sono uomini veri. Il problema è che il sistema clientelare italiano, l'unico che forse funziona ad hoc, non favorirà di certo questo cambio generazionale. In fondo nel nostro paese la classe dirigente è una "casta" proprio perchè il potere si tramanda di padre in figlio, non lo sapevi? Siamo un reperto storico.
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