Amore, sei una nuvola nera che mi avvelena di un vuoto quasi inesprimibile, qualcosa di peggio, di molto peggio del dolore.
Frammento I.
La stanza è quasi tutta in ombra e il pavimento grigio, l'unica luce illumina un sedia con lei seduta sopra, vedo distintamente il suo volto dove solo il sorriso ha con il colore qualche dettaglio un più, le sue mani una dentro l'altra. Sono gli unici punti rimasti vuoti di una tela bianca dipinta di nero.
Io le giro intorno, le grido contro, le uniche parole che ricordo sono quelle che le urlo più forte e più vicino al viso, lei non risponde, ma so che mi sente e so che non mi vuole rispondere. Non voglio toccarla, scuoterla, per paura di farle del male, per paura di scoprirla impalpabile.
Frammento II.
Qui ci sono io, nella mia stanza. La musica è a al massimo del volume, le chitarre elettriche mi fanno male ai timpani. Da fuori qualcuno batte pugni sulla porta e grida di abbassare. Io urlo e prendo a calci il muro in una sola ricerca. La maniglia si muove, tentano di entrare e non ci riescono. Adesso il rumore dei colpi sulla porta è più forte di quello della musica, eppure la porta non è chiusa a chiave.
(21/01/2008)
1 commento:
Per "Frammenti" si veda 1995, Massimo volume, Lungo i bordi.
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