martedì 8 settembre 2009

17 agosto

Dopo tanti tanti anni, pur essendo sempre stato scettico a tal proposito, mi trovavo infine al suo cospetto. Era seduto di fronte a me, intento a scrivere appoggiato su un lucente tavolo in marmo; aveva un aspetto indefinibile, ma la mia attenzione si posò quasi subito sul suo sguardo: attento, etereo e rassicurante. Attorno a noi, l'azzurro infinito.

In tutta la mia vita non ebbi mai l'occasione di vedere qualcuno scrivere con tale padronanza di idee, pareva stesse semplicemente ricalcando pagine su pagine già scritte da sempre: "Veniamo a te - mi disse - che cosa hai fatto?". Sollevò la penna, alzò il capo e rimase lì ad aspettarmi pronto a scrivere sotto la mia guida. Accennai un sorriso un po' perplesso e scossi il capo con uno sguardo ebete poiché non avevo ben chiaro cosa mi stesse effettivamente chiedendo. "Prova a pensarci", proseguì in tono sereno. Ogni volta che mi rivolgeva la parola sentivo accarezzarmi il cuore, ma in quell'ultima frase scorsi un velo di avveduta curiosità, come se già conoscesse quanto desideravo confessargli. Chiusi gli occhi per richiamare alla mente le idee e cominciai.

“Ero poco più che ventenne e una sera mi trovavo nella casa di un'amica. Eravamo io e lei soli, seduti sul letto. Il suo ragazzo l'aveva appena lasciata ed ella continuava a piangere a dirotto sulla mia spalla. Non sapevo cosa dire, cosa fare, qualunque mio intervento mi sarebbe parso inadeguato a lenire il dolore che stava provando. Per tentare di tirarle su il morale le dissi che il mondo in fondo era pieno di pesci, cercando di lasciar trasparire anche un'accezione sessuale per strapparle un sorriso. Non funzionò. Rimase inerte alle mie parole, continuando a singhiozzare sulla mia spalla. Bel coglione che sei, mi dissi”.

In quell'attimo feci una pausa, aprii gli occhi chiedendomi per quale motivo stessi raccontando proprio a Lui un episodio tanto insignificante. Arrossii della mia stupidità, ma allo stesso tempo mi accorsi che da quando avevo cominciato a parlare, aveva scritto ogni cosa, senza perdere una parola. Quella vista mi rasserenò,chiusi gli occhi e continuai a parlare.

“A un certo punto, in quel silenzio che iniziava a farsi insopportabile, presi coraggio e le parlai nuovamente: Sai, verrà un giorno in cui te ne starai seduta in un pub, triste e disillusa come al solito e ti chiederai come sia possibile che la vita possa essere tanto vuota e insensata. Ma proprio in quel momento qualcuno si avvicinerà a te, ti si siederà a fianco e con un sorriso un po' grullo comincerà a parlarti di una moltitudine di stupidaggini, sperando di catturare la tua attenzione. E così dirai a te stessa: certo che sono proprio fortunata, il solito rompiballe stavolta è pure tonto. Poi però, malgrado i tuoi continui rifiuti, un giorno riuscirà a strapparti un appuntamento. Cosicché ti accorgerai che quel sorriso, oltre ad essere un po' grullo, sarà anche straordinariamente luminoso, ti accompagnerà sempre e sempre sarà rivolto soltanto a te”.

I suoi singhiozzi si fecero più radi e silenziosi. Continuai: “E quel sorriso rimarrà immutato quando passeggerete mano nella mano tra i boschi, quando nel vostro letto vi parlerete a sussurri per non svegliare il piccolo bimbo in mezzo a voi frutto del vostro amore, quando starete di fronte al camino e, oramai un po' sdentato, esso sarà ancora rivolto a te fino alla fine dei suoi giorni. A quel punto risollevò il capo e mi guardò intensamente negli occhi: dimmi sinceramente, pensi che queste cose accadano sul serio? Mi fermai un attimo a riflettere, poi le risposi: sinceramente non lo so. Ma sai, quando un giorno morirò e mi troverò di fronte a Dio e lui mi chiederà che cosa ho fatto della mia vita, io vorrei rispondergli...”

In quell'attimo mi bloccai. Aprii gli occhi e infine compresi il dolce tranello in cui ero caduto. Aveva smesso di scrivere e mi guardava dritto negli occhi. Tutto attorno a noi il cielo prese vita e si tramutò di mille colori: vidi squarci del mio racconto rivivere in quell'infinito, le mie parole, come il soggetto di un film, mutate in immagini. Apparivano sfocate, confuse, eppure le sentivo così reali, così mie. Di fronte a quello spettacolo, il mio sguardo scintillante si volse verso di lui e gli dissi: quando vedrò Dio vorrei potergli raccontare che ho amato una donna con tutto me stesso.

Egli non disse nulla. Appoggiò la penna e con un gesto avvolgente sfiorò quel tavolo in marmo come se stesse muovendo un oggetto invisibile. Fui catapultato di colpo nell'abisso e mi trovai seduto su un letto. La mia amica mi stava accanto e mi stringeva con forza.

Tutti quegli anni ancora non erano trascorsi e sorrisi della mia stupidità, poiché quello era stato soltanto un sogno ad occhi aperti. O magari no.

4 commenti:

Gabbo ha detto...

Molto bello Nero, questo mi è piaciuto parecchio

Il nero ha detto...

Il Nero è felice che a Gabbo sia piaciuto il post ;) Peccato che io voglio fare blender

Simone De Salvatore ha detto...

Veramente bello Nero!!!

Il nero ha detto...

Il Nero è felice che a Puglia sia piaciuto il post :) Fortunatamente adesso posso concentrarmi su Blender