La leggerezza, secondo Calvino, è uno dei tratti essenziali che caratterizza molta della grande letteratura passata, e che ancora di più dovrà interessare quella futura. La parola, in quest'ottica, assume un carattere pulviscolare con il quale, a livello di forma e di contenuti, ci si può librare nell'aria, leggeri. Uno degli esempi più nitidi che sempre secondo Calvino raccoglie in sé questi elementi è rappresentato dal messaggero Mercurio, che grazie ai suoi piedi alati trasporta messaggi preziosi a tutti gli dei dell'Olimpo.
Questa sera pensavo che il ballo, nell'incidere sui rapporti umani, si avvicinasse molto a quest'idea. Attraverso di esso, per esempio, siamo in grado di superare con grande naturalezza barriere del tatto che altrimenti, nella nostra quotidianità, non ci azzarderemmo ad oltrepassare. La musica, poi, riempie tutti quei vuoti legati ad un reciproco silenzio, la cui presenza è irrinunciabile. Ma soprattutto, la leggerezza del ballo produce una sorta di frivola contentezza, uno scarno appagamento, in quanto i rapporti umani che vengono a crearsi rimangono nella sostanza sospesi ed incompiuti.
Calvino spiega in seguito un breve racconto di Kafka (Il cavaliere del secchio), che intendo riportare secondo la fedele sintesi che ne fa l'autore: "E' un breve racconto in prima persona, scritto nel 1917 e il suo punto di partenza è evidentemente una situazione ben reale in quell'inverno di guerra, il più terribile per l'impero austriaco: la mancanza di carbone. Il narratore esce col secchio vuoto in cerca di carbone per la stufa. Per la strada il secchio gli fa da cavallo, anzi lo solleva all'altezza dei primi piani e lo trasporta ondeggiando come sulla groppa d'un cammello. La bottega del carbonaio è sotterranea e il cavaliere del secchio è troppo in alto; stenta a farsi intendere dall'uomo che sarebbe pronto ad accontentarlo, mentre la moglie non lo vuole sentire. Lui gli supplica di dargli una palata del carbone più scadente anche se non può pagare subito. La moglie del carbonaio si slega il grembiule e scaccia l'intruso come caccerebbe una mosca. Il secchio è così leggero che vola via col suo cavaliere, fino a perdersi oltre le Montagne di Ghiaccio".
Indubbiamente un racconto misterioso. Un racconto nel quale il secchio vuoto è simbolo di una privazione a cui si deve sottostare in cambio del distacco dagli egoismi terreni (sempre parafrasando Calvino). Ma non intendo inoltrarmi in una profondità che stonerebbe molto con la frivolezza del mio discorso. Potremmo dire, però, che nella leggerezza non possiamo "sperare di trovare nulla di più di quello che saremmo capaci di trovarvi". Perché ci si trova di fronte un contenitore vuoto che se fosse riempito, ricadrebbe pesantemente a terra. Ed il carbone, in questo caso, sarebbe sostituito dalle paure, dalle ansie e dalle incertezze che il ballo è in grado di tenere lontano, nell'invisibile. Spesso è molto meglio così. Talvolta, vorrei che ballare fosse l'ultima cosa che conti. Ma tu, non mi concedi nient'altro.
2 commenti:
o il nero sta migliorando parecchio o a Perugia ha ingoiato lo Zingarelli 2010...
bravo!
grazie fadi!!!
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